Nella parte vecchia del paese di Albese con Cassano (CO) si trova l’oratorio dedicato a sant’Elisabetta, facente parte della villa Ida Parravicini di Persia.

I membri della famiglia Parravicini erano banchieri e avevano possedimenti in tutta la Brianza. Nel tardo Seicento decisero di edificare un oratorio ad uso privato all’interno della proprietà della villa albesina già esistente.

La costruzione dell’oratorio

I lavori iniziarono nel 1679, come testimonia una lapide murata nella facciata, e si conclusero nel 1682: avendo realizzato l’oratorio in così poco tempo, si può apprezzare uno stile barocco puro e un programma di realizzazione delle opere molto unitario.

La volontà barocca era di sconvolgere il pubblico al suo ingresso con molte decorazioni in stucco, anche con statue a tutto tondo sospese agli angoli della navata: tutto ciò è presente nell’oratorio di Sant’Elisabetta di Albese con Cassano.

Disposti lungo la navata unica ci sono quattro affreschi: Sant’Antonio da Padova, Sant’Apollonia, Sant’Agata e San Carlo Borromeo. Sotto ai santi maschili sono ancora visibili dei bozzetti preparatori tracciati dal maestro dell’oratorio.

Pur essendo nato dall’idea di essere ad uso privato della famiglia, grazie alla richiesta fatta alla Curia di Milano con relativi disegni della facciata, si sa con certezza che i Parravicini abbiano voluto aprire il proprio oratorio dedicato a Sant’Elisabetta anche al pubblico. Ciò si intuisce dalla facciata principale sull’attuale via Monte Grappa, da sempre la parte esterna della chiesa più curata esteticamente.

Pur essendo stata molto disponibile, generosa e aperta alla comunità albesina, la famiglia Parravicini non poteva certamente sedersi con il resto della popolazione. Venne così creato un matroneo rialzato al quale si accede, ancora oggi, da un passaggio prossimo alla villa.

In controfacciata è stata posta una lastra per ricordare gli importanti restauri del 1841, mentre in epoca più recente l’ accademia Aldo Galli si è occupata di un restauro conservativo sia nella villa sia nell’oratorio di Sant’Elisabetta.

La pala d’altare “Visitazione a Sant’Elisabetta”

La dedicazione dell’oratorio deriva da un dipinto, la “Visitazione a Sant’Elisabetta”, già in possesso della famiglia e posta successivamente all’interno di una cornice per creare l’attuale pala d’altare.

Non si conosce purtroppo il nome dell’artista, ma sicuramente chi ha dipinto questo quadro conosceva già il Sacro Monte di Varese, perché il suo lavoro pare essere influenzato dagli artisti che collaborarono per realizzare, nel Seicento, il primo “Pellegrinaggio alla Terra Santa”.

L’artista che dipinse il quadro si fece influenzare da Giovanni Paolo Ghianda per il paesaggio, le scalinate e la prospettiva delle colonne, mentre da Francesco Silva prese l’ordine delle figure: da sinistra vediamo infatti Gioacchino, Sant’Elisabetta, Maria, Giuseppe e un asino.

L’utilizzo di questo quadro come pala d’altare ci rimanda a un’interpretazione “eucaristica” dell’episodio della visitazione a Sant’Elisabetta, in quanto Maria viene presentata come dimora o tabernacolo della presenza viva di Cristo.

Essendo l’oratorio di Sant’Elisabetta sorto tra paese e montagna, abbiamo deciso di inserirlo come tappa del percorso mariano di Albese con Cassano, da noi ideato. Solitamente, tuttavia, l’oratorio è chiuso e visitarne l’interno è possibile soltanto in occasione di alcune Messe o recite del Rosario.