Un hotel a 5 stelle, una villa con 500 anni di storia, un giardino di 10 ettari e molto altro ancora formano la storia e le bellezze di Villa d’Este a Cernobbio (CO).

I primi proprietari

Nel 1442 le prime a costruire un edificio al lato del torrente Garovo furono delle suore che si insediarono in un convento costruito grazie al vescovo di Como, Gerardo Landriani Capitani.

Poco più di un secolo dopo, la famiglia Gallio acquistò l’edificio religioso e il terreno circostante. Tolomeo Gallio, originario di Como, studiò a Roma e tornò nella sua città natale come Cardinale sotto il papato di Pio IV. Nel 1568 il Cardinale volle una residenza estiva accanto al lago e così chiese a uno dei migliori architetti dell’epoca, Pellegrino Pellegrini della Valsolda detto “il Tibaldi”, di progettare una splendida villa.

I lavori vennero completati in pochi anni e la villa prese il nome del torrente adiacente, finendo per essere conosciuta per molti secoli come “Villa Garovo” o “Villa Garrovo”. Dopo la morte del cardinale, la proprietà fu ereditata dal nipote Tolomeo Duca di Alvito, il quale continuò ad arricchire i giardini e la villa col tipico stile rinascimentale. La bellezza della villa iniziò a essere conosciuta al di fuori dall’Italia, tant’è che nel 1614 anche il Sultano del Marocco visitò Cernobbio solo per poter vedere con i propri occhi le grandiosità tanto decantate. La famiglia Gallio continuerà a possederla per circa due secoli, ma dopo il Duca di Alvito nessuno se ne prenderà cura come lui e iniziò a cadere in uno stato di fatiscenza.

Il Settecento in villa

Nel Settecento avvennero diversi cambi di proprietà: per una ventina d’anni, Villa Garovo fu un centro per esercizi spirituali per i Gesuiti, poi fu acquistata dal conte Mario Odescalchi, poi dal conte Ruggero Marliani e infine dalla famiglia milanese Calderara.

Il marchese Bartolomeo Calderara sposò Vittoria Peluso, ballerina famosa chiamata anche “la pelusina”, della quale abbiamo già parlato in questo articolo, e insieme iniziarono a modificare il giardino in stile italiano. Fu così realizzato il “Viale dell’Ercole” il quale, partendo dal ninfeo barocco, giunge alla statua con Ercole e Lica grazie a una sequenza di doppie vasche in pietra nelle quali scorre l’acqua del torrente Garovo.

L’Ottocento ricco di sorprese

Nel 1806 il marchese Calderara morì e Donna Vittoria, come iniziò a farsi chiamare “la pelusina”, ereditò la villa, sposandosi dopo due anni con l’affascinante generale Domenico Pino. Nel 1808 Donna Vittoria, per festeggiare le imprese belliche del marito, tornato vincitore dalle guerre napoleoniche contro la Spagna, fece costruire delle false fortezze e passatoie nella zona alta del giardino. La riproduzione è formidabile anche grazie alla piantumazione di vegetazione volutamente “selvaggia” e alla sua posizione, arroccata sul versante della montagna, a est del viale dei cipressi.

Durante gli anni di matrimonio i coniugi Pino erano soliti organizzare delle feste con delle finte guerre navali alle quali erano invitati a partecipare anche i cadetti dell’accademia militare. Essendo Domenico Pino un generale napoleonico, ci si aspettava che prima o poi l’imperatore avrebbe fatto una visita alla villa, così Donna Vittoria decorò la tutt’ora esistente “sala napoleonica” con della tappezzeria in seta gialla con impressa la lettera N, ma purtroppo Napoleone non venne mai a visitarla.

Nel 1815 Vittoria Peluso vendette la proprietà a Carolina di Brunswick, principessa del Galles e moglie separata dal futuro re Giorgio IV. Il rogito per la cessione fu amministrato da Alessandro Volta, procuratore per Donna Vittoria, la quale insistette nel far scrivere nel contratto che la villa fu ceduta solo per far piacere alla principessa viste le sue continue insistenze.

La Principessa a Cernobbio

Carolina di Brunswick si fidanzò e si sposò malvolentieri nel 1795 con Giorgio IV, figlio del Re d’Inghilterra Giorgio III. I due riuscirono ad avere una figlia legittima, ma subito dopo la nascita di Carlotta, la coppia iniziò a condurre vite separate con rispettivi amanti. Carolina venne titolata come “the immoral Queen” (la regina immorale) e sempre più allontanata dal palazzo Reale. Quando le condizioni del Re Giorgio III peggiorarono, Giorgio IV divenne reggente e Carolina, piuttosto che stare accanto a quell’uomo che repelleva, decise di lasciare il Paese, chiedendo un finanziamento annuale per mantenersi. Iniziò così il suo esilio su suolo italiano e arrivò ad innamorarsi della villa di Cernobbio, pretendendola per sé.

La principessa Carolina cambiò il nome della villa in “Nuova villa d’Este” viste le remote radici estensi della sua famiglia, distinguendola così da quella già esistente a Tivoli (RM). Nel periodo sotto la sua proprietà la villa visse un periodo glorioso, grazie alle feste e ai personaggi che partecipavano a esse. Pur essendo ben voluta dai cernobbiesi, soprattutto per aver completato a sue spese la strada che collegava il comune a Como, iniziarono a diffondersi dicerie su cosa succedesse alla villa: si diceva che le feste fossero orge e la continua presenza del suo ciambellano Bartolomeo Pergami, un giovane uomo che le fu presentato dal generale Pino, era vista come un atto di adulterio nei confronti del marito, alla quale era ancora legalmente sposata.

Tuttavia, il dissoluto stile di vita la portò presto vicino alla bancarotta. Nel 1820 lasciò l’atto di vendita della villa nelle mani del suo banchiere, il Principe Giovanni di Torlonia, affermando che se la sarebbe ripresa pagando i suoi debiti. Nello stesso anno, il marito Giorgio IV presentò la richiesta di divorzio, senza però ottenerlo. Nel 1821, a Carolina fu addirittura negato l’ingresso alla cerimonia di incoronazione del marito. A poche ore dall’evento, Carolina si sentì male e morì in poche settimane, senza mai fare più ritorno a Cernobbio.

Alla morte di lei, la villa passò al suo banchiere Principe di Torlonia, poi fu acquistata dal Principe Domenico Orsini e ancora venduta al Barone Ippolito Gaetano Ciani. Quest’ultimo rese la villa un centro di iniziative patriottiche e fece costruire nel 1856 il tutt’ora esistente edificio laterale “Padiglione della Regina”, in onore della defunta Carolina, rendendolo un luogo di benessere come spa.

Ultimi proprietari e l’hotel di lusso

Dal 1868 al 1870 la proprietaria della villa fu la zarina di Russia Maria Feodorowna, la quale fece brillare ancora la proprietà grazie alle sue lussuose feste ricche di fiaccolate e fuochi d’artificio.

Nel 1873 alcuni uomini d’affari e il sindaco di Milano Giulio Bellinzaghi costituirono la società “Villa d’Este” e l’edificio fu trasformato in un hotel di lusso. Nel 1913 la villa d’Este di Cernobbio, insieme ai suoi 10 ettari di giardino, fu dichiarata Monumento Nazionale.

Nel dopoguerra l’hotel tornò ai suoi sfarzi, ospitando molte personalità italiane e straniere. Lì ebbe luogo anche il cosiddetto “delitto Bellentani”, del quale si parlò molto sui giornali dell’epoca e a cui dedicheremo un articolo nei prossimi giorni. Nel 1966 fu inaugurata la piscina galleggiante, unica nel suo genere sul lago, la quale è stata più volte imitata sul Lario da altri alberghi di lusso, anche recentemente.

Dal 1975 presso l’hotel Villa d’Este di Cernobbio si tiene annualmente il Forum Ambrosetti, congresso di rilevanza internazionale al quale partecipano centinaia di personalità di spicco della politica, finanza e industria.