La Cortesella è un quartiere di Como andato perduto, che si trovava tra i portici di Via Plinio, piazza Cavour (ex porto della città) e via Muralto. Questo quartiere storico, di origine medievale, così vicino al porto, è sempre stato caratteristico, ricco di botteghe e case, ed autonomo. Aveva però un grosso problema: la mancanza di igiene e la frequentazione di personaggi molto dubbi.

Soluzione ai problemi

A fine Ottocento, con la crescita del turismo, si crearono delle barriere per non mostrare un luogo così mal tenuto: è in questa logica che furono costruiti i portici Plinio, pensati al fine di coprire la Cortesella alle persone che dal porto volevano recarsi a visitare il Duomo.

Antonio Sant’Elia, architetto futurista, era contrario al nuovo piano regolatore, il quale parlava di risanamenti necessari e pulizie drastiche nella zona più sregolata della città. Il suo pensiero era in netto contrasto con alcune parti del “Manifesto dell’architettura futurista” dove si parlava anche di “sventramenti salutari”.

Nel 1934 il progetto vincitore al nuovo piano regolatore fu quello del Gruppo C.M.8 (Como.Milano.8) capitanato dall’architetto locale più famoso all’epoca: Giuseppe Terragni. Purtroppo nessuno dei bozzetti, disegnati su misura per i bisogni della città, fu mai utilizzato.

Tre anni dopo venne presa una decisione definitiva e il cosiddetto “piccone risanatore” colpì a morte il quartiere il 30 ottobre 1937, demolendolo completamente. Rimasero solo alcune parti di edifici, quelle che riusciamo a intravedere ancora oggi in via Muralto, in via Olginati o nella scorciatoia che da via Juvara ci fa sbucare in Piazza Volta.

Dove oggi sorge la Banca d’Italia, all’angolo tra via Muralto e via Vitani, sorgeva una chiesa del XII secolo dedicata ai santi Nazaro e Celso, molto conosciuta in città per il suo affresco esterno “della pagliuzza e della trave”. Pur essendo stato un luogo religioso di grandissima importanza per il quartiere e per il centro storico di Como, la demolizione non fece sconti e la chiesa andò perduta per sempre. Alcuni degli arredi sacri al suo interno vennero tuttavia salvati e smistati a diverse chiese: molti furono trasportati alla nascente parrocchia di Lora.

Ricordare è un’arte

Solo negli anni Novanta, dopo quasi 65 anni dalla sua distruzione, si pensò di creare un’opera per ricordare ciò che era un tempo la Curtesela e che molti iniziavano a dimenticare. Si chiese così a un artista di creare qualcosa che rimanesse come memento: la scelta cadde su Nino Lupica, professore di pittura dell’Accademia “Aldo Galli” di Como.

Nel 2002 Lupica consegnò la sua opera in ceramica, creata cuocendo due volte ciascun tassello, la quale richiama gli affreschi della chiesa pre-esistente. Nella parte centrale ci sono due figure dei Santi Nazaro e Celso (ai quali era dedicata la chiesa demolita), mentre in basso si riconosce in verde il Patrono della città: Sant’Abbondio.

Molti altri sono i richiami storici e architettonici riferiti alla Curtesela, come ad esempio i ritrovamenti romani, l’anfiteatro e la rappresentazione del quartiere prima della sua demolizione.

La Cortesella è un quartiere di Como che nessuno può più vedere, ma passeggiando per le sue vie e guardando certi edifici se ne può ancora immaginare l’atmosfera di questa zona strategica e la vitalità del suo cuore commerciale che ancora oggi riusciamo a vivere.