Il Cornizzolo è una montagna delle Prealpi Lombarde dal profilo morbido e unisce due Province (Como e Lecco) e otto Comuni: Canzo, Eupilio, Longone al Segrino, Pusiano, Civate, Cesana Brianza, Suello e Valmadrera.
Fino all’Ottocento era conosciuto come “Monte Pesura”, ma in realtà questo è il nome di un solo pendio della parte canzese. Antonio Stoppani, geologo lecchese, lo iniziò a chiamare “Cornicciolo”, in dialetto “Curnisciöö” vista la presenza dei alberi di nocciolo e da allora venne italianizzato in Cornizzolo.

Dalla sua cima (1241m slm) si possono godere panorami mozzafiato sulle Prealpi, sulla Brianza e i suoi laghetti e sulla pianura ormai antropizzata. In vetta si trova un’imponente croce in ferro battuto, opera dei mastri fabbri di Canzo, ma anticamente vi era una croce in pietra, tuttora conservata accanto alla cappella degli Alpini poco più in basso. Nelle vicinanze della cappella vi è il rifugio Marisa Consigliere, aperto ogni domenica durante tutto l’anno e tutti i giorni nel mese di agosto e gestito da Sec Civate.

L’uomo fin dalla preistoria ha frequentato questo monte: ne sono testimonianza i ritrovamenti di resti di accampamenti di cacciatori-raccoglitori del Mesolitico nei pressi della zona del rifugio. Leggermente successivo sembrerebbe invece il “Buco della Sabbia”, una piccola grotta a quota 445 m sopra l’abitato di Civate. Qua sono stati ritrovati ossa umane e animali, strumenti in pietra, frammenti ceramici, ornamenti in osso e rame, ma ancora più sorprendenti sono le numerose incisioni sulle pareti della grotta.

Nel corso dei secoli, gli esseri umani hanno abitato costantemente le pendici del Cornizzolo: un esempio lo troviamo nelle “Alpi” dei dintorni dove il bestiame passava i mesi estivi (l’Alpe Alto, l’Alpetto, l’Alpe di Carella), nelle “casote” (tipiche costruzioni in pietra a secco usate in quota per il ricovero in caso di maltempo o per il deposito di attrezzi agricoli) e nei monumenti di fede e devozione.

Di notevole interesse storico-architettonico è l’abbazia di San Pietro al Monte e il sottostante oratorio di San Benedetto, i quali lo scorso anno sono stati candidati e purtroppo respinti per un riconoscimento UNESCO. Attorno al monte sono inoltre presenti il santuario di San Miro, la cappella di San Michele al Lazzaretto, la Madonna dei Sette Dolori, La Santa, la chiesa di San Francesco, la chiesa dei Santi Vito e Modesto, il monastero di San Calocero, la chiesa di San Nazaro, la chiesa di Sant’Andrea di Isella, la casa del Pellegrino, la chiesa di Santo Stefano, la cappella della Madonna di Caravaggio, il monastero dei Padri Barnabiti, la chiesa di San Lorenzo, il santuario della Madonna della Neve, la chiesa dello Spirito Santo, la chiesa di Sant’Antonio, la chiesa di San Martino, la chiesa di San Tommaso, e molti altri edifici religiosi. Tutti questi luoghi vengono toccati dall’evento “Gir di Sant”, un pellegrinaggio di circa 25 km che viene percorso ogni anno a fine giugno.

In tempi più recenti il monte Cornizzolo ha iniziato a ospitare gli appassionati di deltaplano e parapendio rendendo questa cima una delle località mondiali più rinomate per il volo libero e infatti da diversi anni vengono organizzate competizioni sportive di livello internazionale grazie a Aero Club Mt. Cornizzolo – Scuola Parapendio.

Purtroppo il Cornizzolo è famoso anche per lo sfruttamento della pietra calcarea di cui è costituito (in particolare la maiolica). Sin dal 1928 la Cementeria di Merone, oggi Holcim, aprì alla sua base diversi fronti di cava. Negli ultimi anni un forte movimento di opinione di cittadini e amministratori dei Comuni interessati si è fortemente opposto a nuove escavazioni, anche con le diverse edizioni della manifestazione “Cornizzolo Day”.

Il luogo è anche frequentato dai ciclisti visto che la strada che porta al rifugio è una delle salite più impegnative della zona: da Eupilio parte una strada completamente asfaltata, che copre un dislivello di circa 740m in 8km.

In passato molti personaggi famosi sono passati da qua, tra i quali Giovanni Segantini. Il pittore amava riposare e lasciarsi ispirare dalla natura sotto le fronde di un faggio, questo albero è passato alla storia come “il faggio Segantini”.